giovedì, Aprile 18, 2024

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“Natale con i tuoi”: come è nato il primo album di Natale tutto italiano

fonte articolo e foto – rockol.it – franco zanetti

La storia della nascita del disco, raccontata da chi l’ha ideato e realizzato nel 1983

Arrivato in CGD dalla EMI, con il ruolo di capo ufficio stampa, nei primi mesi del 1980, avevo abbastanza presto cominciato ad allargarmi, spinto dalla voglia di far capire che un po’ il ruolo mi stava stretto.

Così avevo cominciato a proporre idee per nuovi dischi; la prima che mi fu accettata – un album di cover di canzoni degli anni Sessanta – non aveva suscitato particolare interesse da parte dell’azienda, che infatti mi lasciò liberissimo di scegliere le canzoni, ideare il titolo e individuare un potenziale interprete – purché il budget fosse ridotto al minimo possibile. Nacque così “Italian graffiati”, che grazie alla personalità di Ivan Cattaneo (anche lui appena arrivato in CGD, dove aveva pubblicato “Urlo” senza particolari riscontri commerciali) e all’inventiva di Arturo Zitelli, che curò con Ivan gli arrangiamenti e la registrazione, era diventato un clamoroso successo, superando il mezzo milione di copie vendute e in qualche maniera dando il via a un revival, quello degli anni Sessanta, che sarebbe durato qualche anno.
(Per quel disco, nonostante avessi provato a chiederlo, non mi fu pagata nessuna royalty – ero dipendente dell’azienda, e quel tipo di riconoscimento economico non era previsto: peccato, eh?)

Non riuscii a godermi appieno il successo di “Italian Graffiati”, perché mi toccò partire per il servizio militare. Ma al rientro in ditta portai un nuovo progetto: quello di un disco di canzoni natalizie.
Ero (e sono) un raccoglitore (“collezionista” sarebbe esagerato) di dischi a tema natalizio, e a gennaio, in una riunione, proposi la realizzazione di un album del genere; anche in questo caso senza suscitare particolare interesse dalla direzione artistica.

Ma continuai a lavorarci sottotraccia, e misi insieme un elenco di una ventina di brani, ipotizzando una scaletta che vedeva abbinato ad ogni canzone il nome di uno dei tanti artisti allora in forza all’etichetta.
Sono abbastanza sicuro di avere ancora da qualche parte tutti i fogli sui quali avevo preso appunti e costruito ipotetiche tracklist – ma chissà dove sono finiti. Sta di fatto che pochi mesi dopo presentai alla direzione artistica una scaletta di album nella quale si recuperavano un paio di canzoni già in catalogo (una “Bianco Natale” di Adriano Celentano tratta dall’album “Il forestero” del 1970, una “Pace” di Riccardo Fogli che era uscita nell’album “Che ne sai” nel 1979 – mi pare che anche la “Jingle Bells” di Heather Parisi fosse già stata incisa, ma forse ricordo male) spiegando che a quel punto sarebbero bastate altre nove canzoni per realizzare un LP da dodici brani.

Questa volta (era aprile, più o meno) mi diedero retta, anche perché sottolineai che si sarebbe trattato del primo disco di Natale tutto realizzato da cantanti italiani, e mi lasciarono mano (abbastanza) libera per proseguire nel progetto.
Va tenuto conto del fatto che all’epoca si lavorava negli studi di registrazione, non con i computer e il protools, quindi anche i provini erano costosi da realizzare; e che il disco sarebbe dovuto essere pronto e chiuso entro settembre, per poter uscire in tempo per Natale.
Mi rimboccai le maniche e cominciai la (non semplice) operazione di convincimento degli interpreti.

Ivan Cattaneo si divertì molto all’idea di rifare “Tu scendi dalle stelle”, e la rielaborò in stile “Italian graffiati”.

 

Ornella Vanoni, che parlava bene il tedesco, affidai la classica “Stille nacht”, che è nata in quella lingua.

 

Pierangelo Bertoli scrisse un nuovo testo, molto emozionante, che recitò sulla musica di “Amazing grace”.

 

Roberto Vecchioni, che per la CGD aveva appena pubblicato “Hollywood Hollywood”, si prese in carico la tradizionale “O tannenbaum”, scrivendo una ironica fiaba in rima che recitò e cantò sulla melodia nata in Germania a cavallo fra il 1700 e il 1800.

 

“Wonderful Christmastime” di Paul McCartney, uscita nel 1979, non piaceva a nessuno (non era ancora stata “riscoperta” dai critici e dal pubblico – oggi è diventata un classico) e nessuno voleva rifarla; ma un pezzo di McCartney desideravo che ci fosse, e lo recuperai ripescando la sua “Mull of Kintyre” del 1978 – che proprio natalizia non è ma, insomma, l’atmosfera è festiva – e chiesi a Dario Baldan Bembo, che aveva appena avuto grande successo con “Amico è”, di prendersene cura preparandone una versione suggestiva, con tanto di coro di bambini.

 

L’anno prima era uscita a 45 giri una curiosa e sorprendente collaborazione fra David Bowie e Bing Crosby su “Little drummer Boy” / “Peace on Earth”: le due voci italiane che la ricantarono sono quelle di Caterina Caselli e Rettore (la seconda era da poco arrivata alla CGD).

 

I Pooh, nome di punta dell’etichetta, si fecero convincere – pur con qualche resistenza – a mettersi alla prova su “Happy Xmas (War is over)” di John Lennon. Ricordo con divertimento una calda giornata di luglio – la meno adatta per entrare nello spirito natalizio… – in cui, negli studi Idea, si lavorò a lungo, non tanto per farli cantare – cosa che sapevano fare benissimo – quanto per ottenere da loro una pronuncia italiana dell’inglese originario almeno accettabile.

 

Fu proprio per questioni di pronuncia (e per l’insistenza dell’allora direttore artistico della CGD, che aveva i suoi motivi personali per caldeggiarne la presenza) che a Josy Nowack, una giovane cantante di madrelingua inglese che aveva pubblicato per la CGD un singolo di nessun successo, “Made of gold”, venne concesso l’onore di essere inclusa in un consesso di nomi assai più popolari del suo, con una interpretazione del gospel “Go tell it on the mountain”.
Non sorprende che la canzone non sia disponibile nel pur gigantesco archivio di YouTube.

Ma la vera perla di quel 33 giri, che ricordo con grande affetto anche se, tutto sommato, uscito nel 1983, non ottenne grandi riscontri commerciali (forse anche a causa di una copertina poco “festosa” – colpa mia, che insistetti per non ricorrere alla solita iconografia natalizia e scelsi un albero di Natale molto stilizzato, e un elegante ma forse un po’ funereo sfondo nero – vedete la copertina nella foto che illustra questo articolo) è “Adeste fideles” di Giuni Russo.
Giuni era arrivata in CGD nel 1981, con un album meraviglioso – “Energie” – per promuovere il quale mi ero dato un gran daffare.

Ma era diventata famosissima l’estate precedente, nel 1982, con “Un’estate al mare”. Sapevo delle sue capacità vocali e, frequentandola, avevo percepito il suo interesse per le tematiche del sacro, che poi caratterizzeranno la sua produzione musicale degli ultimi anni. Le parlai dell’idea di cantare “Adeste fideles”, in latino, che prese, credo, come una sfida – un inno religioso dopo la spensieratezza (almeno apparente) di quella canzone estiva! E ricordo perfettamente il giorno in cui Alberto Radius venne nel mio ufficio per farmi ascoltare il provino, su audiocassetta, registrato da Giuni nel suo studio. Fu un’emozione enorme, non solo per la prodigiosa interpretazione vocale, ma soprattutto per l’intensità e la partecipazione del canto di Giuni – che ancora oggi, riascoltandolo trentasette anni dopo, mi dà i brividi (sentite come sale verso vette impervie, a 2’32”.).

 

Mi piace pensare che quell’esperienza abbia avuto un seguito nelle future scelte artistiche di Giuni. Ma soprattutto sono orgoglioso, di quel “Natale con i tuoi”, soprattutto per la presenza nella scaletta di “Adeste fideles” cantata da Giuni Russo. Non fosse che per quello, è valsa la pena di realizzarlo.

Franco Zanetti

PS da quel progetto, però, uscii impoverito. Perché all’epoca, quando non c’erano YouTube e Spotify e roba simile, le canzoni andavano recuperate dai dischi originali. Per il periodo in cui lavorai a “Natale con i tuoi”, tutti i miei dischi di Natale li tenni in ufficio, per farli ascoltare ai candidati e realizzarne delle audiocassette da dare loro per preparare le loro versioni. Solo riportandoli a casa, quei dischi, a lavoro concluso, mi resi conto che, misteriosamente, uno di quelli a cui tenevo di più – “Christmas in the stars”, di Meco Monardo – era sparito. Chissà chi l’avrà “preso in prestito” e mai restituito… meno male che YouTube adesso c’è.